Era il 1951. Imparare era una gioia. I ragazzi oggi mi guardano perplessi quando dico così. Eppure, nel pieno della mia adolescenza, quel senso del dovere e il desiderio di apprendere qualcosa di nuovo mi facevano alzare ogni mattina con la voglia di fare. E quel qualcosa di nuovo divenne il mio mestiere, divenne la mia vita.
Sono stata la prima parrucchiera a Noha, io che non ero di qui, ma che a questo paese ho sentito di appartenere subito in tutto. Ho vissuto in campagna, ho seguito mio padre e la sua attività del forno.
Pensare alla bellezza non era una priorità per nessuno. Ma le persone avvertivano che il prendersi cura di sé era un momento importante che era giusto concedersi. Io, fin dai miei 16 anni, nella bottega vicino al Calvario, ho capito bene il valore di questo, portandolo avanti come principio sempre. Anche quando facevo su e giù in bicicletta da Galatina per lavorare “allu femmaneddhra” (così conoscevano tutti mesciu Donato), nonostante le critiche di chi vedeva in me una donna troppo intraprendente, mi facevo guidare da ciò che mi scuoteva dentro, dall’impulso a realizzare qualcosa di affascinante.
È stato un grande maestro per me. A lui devo davvero molto.
Mi sono poi trasferita in vico Pigno e da lì non me ne sono più andata. Era la mia casa, in tutti i sensi. Dedizione e cuore, sempre. E ai miei figli ho cercato di trasmettere questi principi. Gianni e Serena sono cresciuti accanto a me in un lavoro capace di dare enormi soddisfazioni, ma che richiede sacrificio e passione. Vederli innamorarsi ogni giorno di più di questa attività mi ha riempito di orgoglio e lo fa tutt’ora quando passo a trovarli in salone, in via Collepasso. Mi è più difficile andare a quello di Galatina, ma so che l’atmosfera è la stessa.
Mi guardo intorno e vedo come il tempo abbia cambiato tanto, in termini di tecniche e strumentazioni. Ma gli occhi, quelli no. Gli occhi felici si riconoscono da un luccichio inconfondibile, sempre quello. Quello che ha Gianni, caparbio e sognatore; quello che ha Serena, innovativa e brillante. Quello che ho io, che ancora non riesco a stare ferma quando vedo un fermaglio e un pettine. Una carezza ai capelli è come una dichiarazione d’amore. Cosa c’è di più bello?
Era il 1951. Imparare era una gioia. I ragazzi oggi mi guardano perplessi quando dico così. Eppure, nel pieno della mia adolescenza, quel senso del dovere e il desiderio di apprendere qualcosa di nuovo mi facevano alzare ogni mattina con la voglia di fare. E quel qualcosa di nuovo divenne il mio mestiere, divenne la mia vita.
Sono stata la prima parrucchiera a Noha, io che non ero di qui, ma che a questo paese ho sentito di appartenere subito in tutto. Ho vissuto in campagna, ho seguito mio padre e la sua attività del forno.
Pensare alla bellezza non era una priorità per nessuno. Ma le persone avvertivano che il prendersi cura di sé era un momento importante che era giusto concedersi. Io, fin dai miei 16 anni, nella bottega vicino al Calvario, ho capito bene il valore di questo, portandolo avanti come principio sempre. Anche quando facevo su e giù in bicicletta da Galatina per lavorare “allu femmaneddhra” (così conoscevano tutti mesciu Donato), nonostante le critiche di chi vedeva in me una donna troppo intraprendente, mi facevo guidare da ciò che mi scuoteva dentro, dall’impulso a realizzare qualcosa di affascinante.
È stato un grande maestro per me. A lui devo davvero molto.
Mi sono poi trasferita in vico Pigno e da lì non me ne sono più andata. Era la mia casa, in tutti i sensi. Dedizione e cuore, sempre. E ai miei figli ho cercato di trasmettere questi principi. Gianni e Serena sono cresciuti accanto a me in un lavoro capace di dare enormi soddisfazioni, ma che richiede sacrificio e passione. Vederli innamorarsi ogni giorno di più di questa attività mi ha riempito di orgoglio e lo fa tutt’ora quando passo a trovarli in salone, in via Collepasso. Mi è più difficile andare a quello di Galatina, ma so che l’atmosfera è la stessa.
Mi guardo intorno e vedo come il tempo abbia cambiato tanto, in termini di tecniche e strumentazioni. Ma gli occhi, quelli no. Gli occhi felici si riconoscono da un luccichio inconfondibile, sempre quello. Quello che ha Gianni, caparbio e sognatore; quello che ha Serena, innovativa e brillante. Quello che ho io, che ancora non riesco a stare ferma quando vedo un fermaglio e un pettine. Una carezza ai capelli è come una dichiarazione d’amore. Cosa c’è di più bello?
Gianni
La creatività è figlia del lavoro e della formazione.
Da sempre è al servizio della valorizzazione della bellezza più autentica e naturale.
Serena
L’entusiasmo per ogni lavoro è alimentato quotidianamente dall’attenzione, dalla cura, dalla ricerca della qualità in ogni dettaglio.